La tenerezza

Mio figlio, in braccio, nota tre taglietti che ho sul polso, proprio sopra l’ulna.
Sembrano quasi un tatuaggio.
Non so nemmeno come me li sono fatti e manco a farlo a posta, formano una lettera: una E.
Che lui nota.

Mi guarda negli occhi e dice:

Perché non metti un cerottino?

MI SCIOLGO

Vorrei mangiarlo di baci e il pensiero mi vola sul fatto che ormai non sento più il dolore. Nemmeno me ne ero accorta di quei tre graffi.


Che più si cresce e più ci si abitua alla parte brutta della vita, quella che quando siamo piccoli ci sembra inaccettabile.

Che adesso la maggior parte delle cose più dolorose riesco ad affrontarle senza colpo ferire.
Perché semplicemente sono abituata a soffrire e più di tanto, non mi tange.

Ma poi torno su di noi e fatalmente rispondo la cosa più stupida!

La prima che mi passa per la testa

“Perché ho 40 anni, mica 6!”

Lui mi guarda piccolo, con i suoi occhi grandi.
Come chi da una parte non vede l’ora di crescere e dall’altra non vorrebbe mai.

Amore mio

AMORE MIO

Perdonami, Perdonami

Per questa insulsa e arrogante risposta di oggi.

Avrei voluto tenerti fra le braccia per ore
per spiegarti perché il dolore non fa più male.
Ma come si fa a spiegare?

Come posso farti capire perché ci si abitua a soffrire?

Io non voglio insegnarti questo!

VOGLIO CHE TU SIA LIBERO.

Desidero la tua felicità.

Non so dove la troverai.

Ma di sicuro non nell’accettazione del dolore.

sylvie

 

 

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