Io non ho più paura dei cani
Ero sola.
Molto sola.
Sia perchè forse vent’anni scarsi sono pochi per vivere già senza mamma e papà, sia perché alla fine, diciamocelo, lo ero sempre stata.
Ciclicamente avevo imparato a badare a me stessa.
Ma non ad amarmi.
Perché l’amore non si apprende da soli.
Era il dicembre del 1999, il mio ragazzo era a Monza e la mia famiglia, per vari motivi, non c’era.
E io, stanca di alzarmi la mattina e non avere nessuno a cui augurare buongiorno, andai in canile.
Quello di Porta Portese, non so se lo avete mai visto, prima che chiudesse.
Chi lo ha conosciuto, non lo dimentica.
Chi non ha avuto questo dispiacere, non lo può neanche lontanamente immaginare.
Un lager costruito nei primi anni 20 con gabbie di 4 metri per 4, 2 al coperto e 2 al sole.
Almeno quattro animali per gabbia.
Un incubo.
Dove i cani sembravano impazzire, abbaiando senza sosta, dimenandosi contro le sbarre, ringhiando e sbavando tra di loro.
TRANNE UNO.

Silvia, la volontaria
DISSE:
– Vieni, credo di avere il cane che fa per te. Eccola, aspetta. La tiro fuori. Vedi… Isotta non esce più allo scoperto, sono già tre anni che è in canile. Credo sia depressa. All’inizio veniva a farsi vedere sperando di essere portata via, ma… temo che ora non ci creda più. Pensa che l’hanno abbandonata come cane mordace. Che bugiardi! La verità è che da quando è qui… non abbaia neanche più. Vedrai, con lei imparerai a capire perché non bisogna aver paura di un cane. Vieni cucciola!? Vieniiii! –
Silvia la fece uscire dalla gabbia e Isotta, a dispetto degli altri cani, che non appena fuori cominciavano a saltare e scalpitare con la voglia di una gran corsa, mi guardò con aria spenta, annoiata e poco incuriosita, sedendosi subito ai miei piedi, in attesa di essere riportata in gabbia.
Dopo mezz’ora eravamo fuori.
Isottta aveva paura di tutto.
Paura degli altri cani, di salire in macchina, di fare un gradino, di prendere l’ascensore, dei balconi… dei pavimenti di colore diverso!!!
Il primo mese rimase in salone perché nelle altre stanze cambiava il colore delle mattonelle!!!
Si, Isotta aveva proprio paura di tutto… tranne che di me.
Si era instaurata tra noi come una sorta di feeling tra “chi non ha più nulla da perdere”.
Perché non puoi avere timore di chi sta peggio.
E così abbiamo cominciato a conoscerci, imparando a non diffidare più di ciò che era lontano da noi.
Aprendoci e amandoci reciprocamente, solo ed esclusivamente per quello che eravamo.
E senza aspettative reciproche, piano piano, tornavamo ad essere noi stesse.
QUELLE PRIMA CHE LA PAURA CI ATTANAGLIASSE.
È un po’ come… avete presente quando credevate che qualcuno avesse limitato la vostra libertà?
Siete stati convinti che fino a quel momento sia sempre stato l’altro a inibire ciò che eravate.
Poi un giorno – schiocco di dita – avete scoperto che così non era.
Grazie a una profonda trasformazione interiore avete compreso che eravate voi stessi a precludervi questo incontro verso la felicità.
Per concetto, per amore, per partito preso, per abitudine, per paura, per.. boh!?!
Ma eravate solo voi a permettere all’altro di limitarvi.
D’altronde nessuno ha questo potere, se non siamo noi a darglielo.
Non esiste gabbia che possa rinchiuderci.
E ce ne siamo resi conto solo quando abbiamo avuto la fortuna di incontrare un essere vivente che finalmente ci ha accolti per ciò che siamo e per ciò che siamo in grado di dare.
Non abbiamo più avuto bisogno di simulare per essere accettati.
E’ bastato essere noi stessi.
Senza ipocrisie o castrazioni.
E allora perché continuare ad avere paura di un rapporto, di un legame o dell’uscire fuori da quella trappola, quando ormai siamo consapevoli che l’unica arma che egli avrà nei nostri confronti, sarà solo quella che noi gli avremo dato?
Ecco quindi
l’unico proiettile che voglio regalarvi questa sera e che proprio Isotta mi ha insegnato.
L’AMORE.
Siano benvenuti i vostri colpi.
Io non ho più paura dei cani.
Commenti recenti