Sono appena uscita da teatro.
Da che hanno riaperto mi auguro di morirne di overdose.
Come ho potuto resistere tanto senza?
Senza quella dimensione.
Quella malia.
Quella porta che sul palco si chiude e quando si ripare minuti dopo, sono passati mesi.
La magia dell’universo letterario, che sulla scena finalmente prende vita.
Grazie a uno, due, tre, quattro, mille attori.
Come in “Una casa di pazzi”.
S C R I T TO e interpretato da Roberto D’Alessandro, a braccetto con un’ I N C R E D I B I L E Enzo Casertano, una S I M P A T I C I S S I M A Maria Lauria e una F A N T A S T I C A Maria Cristina Gionta.
Non lasciatevi ingannare dalla locandina.
Il teatro italiano temo non imparerà mai come comunicare se stesso al proprio pubblico.
Ma se come molti amate che la scena vi colpisca e vi tradisca nel momento più inaspettato, andate a vedere “Una casa di pazzi”, al Teatro Manzoni, in via Monte Boezio 14/c a Roma, fino al 13 giugno 2021.
No, non è un marchetta.
È un’emozione.

Quella più inaspettata.
Che dopo tante risate ho provato.
Ho pianto.
Ho cercato di dissimulare.
Ma ho pianto.
Ho cercato di far finta che non fosse.
Ma ho pianto.
Quando i bambini mi hanno chiesto il perché di quelle lacrime ho detto: “Mi sono commossa” e quindi mi hanno nuovamente chiesto il perché.
Così ho domandato loro “Avete capito cosa è successo alla fine?”.
Noel ha detto “Sì, ha scoppiato due palloncini”.
E ho pianto di nuovo.
L’ha detto con una dolcezza infinita.
Quella di chi ha tutta la speranza negli occhi, per quanto colmi della mia stessa tristezza.
Perché questo è il teatro.
Uno spazio differente per ognuno di noi.
Qualunque cosa portiamo dentro.
Le nostre emozioni, le nostre paure, le nostre speranze, i nostri desideri.
Il teatro è ossigeno per l’anima.
E i veri pazzi, sono quelli che non ci vanno.
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